VILLAS IN UMBRIA & THE BORDERS of TUSCANY
by Studio Tecnico Romizi

ARCHITECTURE: Portals in Città di Castello home

CENNI DI PRESENTAZIONE
Nasce in epoca romana, come d'uso all'epoca, lungo le rive di un fiume, il Tevere, tanto da assumere il nome, oltre a Castrum felicitatis, quello di Tifernum Tiberinum.
Importante centro nell'età comunale (il Palazzo del Comune è di Angelo da Orvieto che firma anche il progetto del Palazzo dei Consoli a Gubbio) assume grande vitalità nei secc. XV-XVI grazie alla Famiglia Vitelli che, dopo aver lucrato diverse cariche civili ed ecclesiastiche, edifica quattro palazzi nobiliari entro le mura di cinta, ridisegnando completamente l'assetto urbano della città.
Di questo grandioso progetto diamo due esempi. Per edificare il Palazzo a Sant'Egidio (vedi scheda) le cronache narrano che i Vitelli ottennero il permesso di modificare un tratto di mura urbiche, mentre per la costruzione del Palazzo in Piazza fu demolito quasi un intero quartiere medievale, creando così la Piazza di Sopra (per dare una vista prospettica adeguata alla nuova fabbrica), quasi in antagonismo con la vicina Piazza di Sotto, raggiungibile tramite il Corso Vecchio, fulcro antico della città, con la presenza solita dei due poteri, civile ed ecclesiastico, il Comune e il Duomo.
Queste realizzazioni, come gli altri edifici alla Cannoniera e a San Giacomo, sono comprensibili solamente riconoscendo alla Famiglia un indiscusso potere economico e sociale. Nel pieno cinquecento, infatti, i Vitelli costituiscono una Signoria di fatto, tollerata se non proprio favorita dal Papa: Città di Castello, zona di confine tra lo Stato della Chiesa e il Ducato di Toscana, era uno stato cuscinetto che garantiva la sicurezza dei confini, difficili da mantenere saldi da parte del lontano potere centrale di Roma. Nel '600 continua la autonomia anche artistica della città: i pittori che operano sono quasi tutti locali, favoriti dal mecenatismo dei Vitelli e delle altre Famiglie importanti. Poi questa autonomia si perde inevitabilmente: le alte personalità della Curia romana, che non disdegnano avere dei possedimenti in Città e nel contado, chiamano al loro servizio artisti dell'ambito romano, che soffocano la vita artistica umbra.
In questo Città di Castello ritroverà la sua centralità nell'arte con Alberto Burri.
Fin quasi alla metà dell'800, come del resto in moltissime realtà umbre, la vita è quasi tutta entro l'ultima cerchia di mura, salvo qualche insediamento religioso sparso.
Come in molti centri muniti, le mura di Città di Castello, per lunghi tratti vengono abbattuti insieme alle porte,  per esigenze di viabilità e per i cosiddetti cantieri di lavoro, attuati dal Governo nel periodo post bellico, per rimuovere le macerie provocate dalle distruzioni della seconda guerra mondiale, ma sopratutto, per dare lavoro ai molti disoccupati in un momento drammatico e difficile.
Si è molto discusso di Città di Castello luogo di confine, tra Umbria, Marche, Toscana e  Romagna: certamente anche la cadenza nel parlare e molte espressioni dialettali rappresentano un interessante esempio di queste contaminazioni.

L’amico architetto Maurizio Pucci oltre a queste note propone una scheda su uno degli elementi architettonici significativi di  Città di Castello:  ex Chiesa di sant'Antonio.

BIBLIOGRAFIA  SPECIFICA
M. PUCCI, G. VENTURINI, La Città, in Raffaello giovane a Città di Castello, catalogo della mostra, ivi, 1982

May 2014 pictures, scheda Marzo 2017

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